Il pentolino rosso

La cucina fa parte di me da sempre. E’ quel luogo magico dove era concesso sentirsi competenti, divertenti, adulti, bambini, gioiosi e spontanei. Tutti.
Ricordo un episodio, avevo 3 anni. Era una domenica trascorsa a casa di nonna Silvana e di nonno Renzo, in campagna. Nella casa dove il gazebo in ferro battuto a primavera si profumava col glicine, dove i miei piedi nudi camminavano sul marciapiede caldo d’estate, dove le vigne si coloravano di giallo in autunno e dove il maialino, quello a cui davo sempre le ghiande, era tutto rotto in inverno.  
Nonna era in cucina e stava preparando il minestrone fatto con le verdure del suo orto, io lì accanto a lei che la osservavo, e vedevo che c’erano tante bucce, tante verdure scartate, messe in un angolino, pronte per essere buttate via. Proprio in quel momento impettita col mio bel grembiulino personale, le chiesi un tagliere e mi misi a tagliare, affettare, sminuzzare, condire, salare con le mie manine lunghe e secche. Volli fare anch’io il mio bel minestrone…per le galline, poverine, mangiavano sempre le stesse cose! Presi un pentolino rosso che esiste ancora, iniziai a metterci gli ingredienti senza preoccuparmi troppo di lavarli, mi feci aiutare da nonna Silvana a metterlo sul fuoco, aggiunsi il riso e lo feci cuocere lentamente.
Mentre “badavo” il mio ciottolino arrivò babbo Roberto, incuriosito dalle mie manovre ai fornelli si avvicinò alla succulenta prelibatezza e nello stesso esatto momento che mi chiedeva cosa fosse quella “cosina buona”, già aveva brandito la forchetta e portato alla bocca il mio fiero risotto per i polli. Insomma, quel risotto i polli non lo mangiarono mai, babbo si, ignaro fino all’ultimo boccone che la ricetta da me sperimentata poco avesse di igienico. 
Ricordo perfettamente di aver riso a crepapelle, ma anche del piacere provato per aver fatto, non volendo e con tanto divertimento, il mio primo piatto commestibile.
Questo piacere provato cucinando il mio primo piatto in cucina è stato il canale di accesso per tanti luoghi dentro di me, per la sperimentazione di altri modi di stare con le persone, per la possibilità di condividere esperienze e momenti di vita con gli altri. 
Ecco a voi Sir Pentolino Rosso

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